Articolo trattp da teva-lab.com

A una settimana dalla conversione in legge del decreto liberalizzazioni, iniziano ad arrivare le prime delibere attuative delle Regioni e i primi numeri sulle nuove aperture. Dalle Marche, che ha già emanato le linee guida, la stima si attesta su una settantina di nuovi esercizi ma c’è tempo fino al 23 di aprile per indicare il numero preciso. I criteri che qui verranno seguiti prevedono che «la zona dovrebbe essere, in via prioritaria, quella in cui sia già presente un dispensario o una succursale. Vanno privilegiate le aree dove è previsto uno sviluppo economico, urbanistico e l’incremento della popolazione. Nuovi esercizi (nel limite del 5%) potranno essere avviati anche nelle zone di passaggio e movimento come stazioni ferroviarie, marittime, aeroporti, aree autostradali (purché non sia già aperta una farmacia a distanza inferiore ai 400 metri), nei centri commerciali e nelle grandi strutture di vendita superiori a 10 mila metri quadri (se non sia già operativa una farmacia entro 1.500 metri)». La Regione assicura comunque che «gestirà con oculatezza la questione, consapevole delle ripercussioni che il provvedimento avrà sul territorio per quanto riguarda gli aspetti economici e la salvaguardia di un presidio sanitario essenziale per la popolazione». La delibera approvata dalla giunta marchigiana, inoltre, avvia il percorso amministrativo per applicare il pensionamento dei titolari di farmacia che hanno superato i 65 anni di età, con l’affidamento della direzione a un altro farmacista o la vendita dell’attività. In Friuli, invece, nella sola provincia di Udine, le nuovi sedi saranno 24. Un numero che non va giù al presidente di Federfarma locale, Michele Favero, che, in un intervista pubblicata sul Gazzettino del Friuli, denuncia come il rapporto per abitante scenderà così da 1 su 2.950 a uno su 2.600, una delle medie più basse d’Europa.